COSA
VISITARE
Entrando
in Sant’agata de’ Goti da via Caudina, si arriva in
largo Annunziata, dove si trova sulla destra la Chiesa dell’Annunziata,
la cui costruzione risale al 1238 ad opera del Vescovo Giovanni.
Nel 1764, S. Alfonso la costituì chiesa parrocchiale per
le popolazioni rurali santagatesi. La facciata principale ha delle
caretteristiche risalenti ai periodi cinquecentescho e baroccho.
L’ ordine classicheggiante del portale di pietra presenta
nella lunetta il mistero a cui la chiesa é dedicata: l'annuncio
a Maria e l'Incarnazione del Figlio di Dio. L'Eterno Padre, nella
cuspide superiore, é parte integrante della scena, scolpita
nel 1564 da bravi scultori della scuola napoletana di Annibale Caccavello.
Il grande portone d’ingresso in legno è del 1565.
L'interno è a navata unica con abside a impianto quadrangolare
con soffitto a capriate ricostruito di recente sui residui di quello
originario. All’interno della chiesa si trovano cappelle barocche.
La Cappella di S. Biagio è la seconda a sinistra e fu costruita
nel 1619. Nel 1703 fu arricchita di stucchi e dei due affreschi
di Tommaso Giaquinto che raffigurano Santi nella gloria del paradiso.
Sono esposte alla venerazione dei fedeli le statue di S. Lucia,
S. Rocco e S. Giuseppe. L'abside ha conservato cospicue tracce in
affresco di storie di Santi che i committenti fecero dipingere a
loro devozione. La Cappella di S. Giacomo, di stile barocco, è
la seconda a destra di chi entra. L'altare, scolpito nel 1714, è
opera del Lorenzo Fontana; la statua é del 1719 dello scultore
Giovan Battista Antonini. La cappella aveva una funzione anche sociale:
provvedere cioè, con le rendite diocesane, alla dote per
le ragazze povere ed elargire elemosine ai bisognosi. Negli archi
ciechi della parete sinistra ammiriamo degli affreschi: la Presentazione
al tempio e la fuga in Egitto. Nel corso di recenti lavori sono
stati riportati alla luce e restaurati numerosi affreschi: il più
importante è un giudizio universale che riveste la controfacciata,
dal forte accento narrativo, opera di artista campano della prima
metà del sec. XV; altri affreschi del ‘300 e ‘400
sono nell’abside, tra essi un’Annunciazione una Crocefissione,
vari Santi e Diaconi. S. Orsola e storie della sua vita, S.Nicola
di Bari. Nella Cappella dell'Annunziata c'é la Tavola dell'Annunciazione,
dipinto forse da Angiolillo Arcuccio nel sec. XV. Estatica la concezione
trinitaria della scena: il Padre manda lo Spirito Santo affinché
il Figlio prenda carne nel grembo di Maria. Nella controfacciata
ammiriamo l'opera di un grande maestro del sec. XV che ha dato colore
agli ultimi avvenimenti della vicenda umana nell'ottica cristiana:
la risurrezione dei morti, il giudizio universale, l'inferno e il
paradiso.La scena fu realizzata affinché fosse l'ultimo ricordo
per i fedeli che uscivano dalla chiesa, come sprone per scelte decisive
di rilevanza eterna.
Vicino
alla chiesa troviamo l’Ospedale S. Giovanni di Dio, fondato
dal vescovo Giovanni nel 1229. Dal largo Annunziata si raggiungono
le piazze Mercato, Castello e Trieste. quest’ultima con il
monumento ai Caduti di Pasquale Cioffi: in realtà si tratta
di un’unica piazza di forma irregolare che prende diversi
nomi. A destra sono cospicue testimonianze del castello in via di
recupero e ripristino; notevoli sono le arcate ogivali nel cortile
e, nel piano superiore, un affresco con Diana e Atteone di Tommaso
Giaquinto, datato 1710.
In
fondo alla piazza Trieste c’è la Chiesa di S. Menna
(eremita del sec.VI vissuto sul Taburno), riedificata e ampliata
alla fine del sec. XI per ordine di Roberto conte di Capua, consacrata
da Papa Pasquale II nel 1110. All’esterno si trova il portale
originario con archivolto romanico, decorato da un festone di foglie
e due teste di leone. Una scritta latina invita il fedele che entra
a pentirsi dei peccati e ricorda a tutti che la chiesa è
sotto la giurisdizione del Papa. L’interno è a tre
navate divise da antiche colonne, delle quali due scanalate, con
capitelli di spoglio altomedievali e romanici; il tetto è
a capriate. Nel pavimento, e specialmente nell’abside resti
notevoli di pavimento musivo cosmatesco a figure geometriche, del
primo decennio del sec. XII.
Superando la Chiesa di S. Menna, a sinistra, si apre il Viale Vittorio
Emanuele III, che attraversa su un altissimo ponte il torrente Martorano
offrendo una vista unica a valle.
Seguendo via Roma che attraversa la città, si giunge nella
piazza Ludovico Viscardi (giureconsulto di Sant’Agata, 1802
- 1872), nella quale si trova la Chiesa di Sant’Angelo de
Munculanis, che era fino a pochi anni fa ritenuta una anonima costruzione
settecentesca. Grazie a notizie storiche e la diligenza del padre
priore della confraternita, è stato possibile riportare alla
luce una struttura medievale. All’interno troviamo cinque
colonne a fusto liscio tutte di spoglio come testimonia la differenza
sia di altezza che di materiale, con altrettanti capitelli
databili probabilmente ad epoca medioevale. All’esterno è
stato ricostruito l’ingresso originario sotto il campanile
aperto con due bifore romaniche dal capitello a gruccia, sorretto
da due colonne a motivi stellari di fattura altomedioevale al di
sotto di un arco di tufo a sesto lievemente ogivale. Sotto la navata
centrale è stata accertata la presenza della cripta, con
sepolture “a scolatoio” come pure sono state messe in
luce le monofore originarie nella muratura della navata centrale.
Poco
distante, c’è piazza Trento dove troviamo la chiesa
settecentesca di S. Maria di Costantinopoli con il vicino monastero
delle Redentoriste.
Più avanti, proseguendo per la via Roma, vi è la Chiesa
di S. Francesco, del 1267, rifatta completamente nel ‘700.
È un complesso composto da chiesa e convento, appartenuto
ai Frati Minori Conventuali. La chiesa si offre al visitatore con
facciata ed interno barocco. La sistemazione attuale di tutto il
complesso é settecentesca. È visitabile il chiostro,
cui si accede attraverso il grande portale del 1747. II controsoffitto
della chiesa é di legno, a modo di cielo stellato, dipinto
in oro e azzurro. AI centro, una tela del 1650 con S. Francesco
in estasi. Subito a sinistra della controfacciata, puoi ammirare
il sepolcro del conte Ludovico Artus, morto nel 1370. Sul coperchio
la sua immagine in rilievo; a fronte, nei tre tondi, il Cristo morto,
la Vergine dolente e S. Giovanni evangelista; ai lati, S. Ludovico
di Tolosa e S. Luigi IX di Francia. II sarcofago é sormontato
da un arco gotico. II pavimento fu costruito con mattoni e maioliche
dal ceramista Giuseppe Massa nel sec. XVIII. Gli altari laterali,
a sinistra, sono dedicati alla Pietà, a S. Caterina, alla
Madonna della Grazia; a destra, la Tavola dell'Annunciazione dei
Giaquinto del 1702. In fondo all'abside, la grande tela con S. Francesco
che riceve le stimmate. In alto, il ciclo di affreschi del Giaquinto
del 1703, con episodi tratti dalla storia biblica. Il coro, il pulpito
e la cantoria sono opera del falegname mastro Alessandro Massa,
che li intagliò tra la fine del sec. XVIII e l'inizio del
sec. XIX. II convento, appartiene ora al Comune.
Accanto
alla chiesa di S. Francesco, vi è il vicolo Santo Spirito
che separa la stessa dal monastero delle Redentoriste; nel muro
che circonda quest’ultimo, vi è un portale cinquecentesco
del vescovo Diotallevi, costruito per la propria residenza di campagna;
in seguito, nel 1770, S. Alfonso lo fece sistemare nell’attuale
posizione per migliorare la struttura del monastero. Procedendo
per via Roma, si trova il Municipio; ex convento francescano del
XIII sec.
Più avanti ancora a destra si apre la piazza Umberto I col
monumento a Sant’Alfonso de’ Liguori, che fu vescovo
di Sant’Agata dal 1762 al 1775, opera di Cesare Aureli (1923);
nel lato sinistro della piazza è l’Episcopio; dietro
al monumento, il seminario e la chiesa di S.Maria di Montevergine.
Poco dopo si arriva nella piazza Sant’ Alfonso, con fontana,
ove a destra sorge la Chiesa del Duomo (Assunta), fondato nel 970,
rifatto all’inizio del sec. XII, restaurato nel 1728-55 e
nel secolo scorso. Nella facciata, occupata dall’atrio per
più della metà, non è evidente l’antica
struttura: aveva il rosone e la sola porta centrale d’ingresso,
Il campanile romanico cadde col terremoto deI 1456. Nel 1484 fu
ricostruito. Colpito dal fulmine nel 1588, cadde nuovamente nel
1614. Ricostruito subito dopo fino al secondo livello, fu completato
con il terzo e con la cupola negli anni 1730-1740. Il Portico impostato
all’inizio del sec. XII con massi, colonne e capitelli di
spoglio, servì anche per i parlamenti civili della “Universitas
Sanctagathensis”. Sul prospetto principale, la statua dell’Assunta;
sui lati, S. Agata e S. Stefano, tutte del 1796. Il Portale della
fine del sec. XI, rievoca quello di Montecassino e a quello di Carinola.
L’architrave è sollevato; la lunetta, ristretta. L’archivolto,
ornato a fogliame, poggia su due Leoncini. Le porte, sono del 1647;
lo stemma, del vescovo Gandolfo; nel medaglione i Titolari; l’Assunta,
S. Agata e S. Stefano.
L ‘interno della chiesa a croce latina; a tre navate divise
da pesanti pilastri; sulle navate laterali, si trovano otto cappelle;
il soffitto, in legno dipinto, nel 1877-1879 sostituì quello
settecentesco; raffigura il martirio di S. Stefano, l’immacolata,
il martirio di S. Agata. Le acquasantiere sono del 1716; il pavimento
del 1907; il pulpito del 1877; tele e marmi dei sec. XVII e XVIII;
il fonte battesimale, a forma di grande capitello, è romanico.
Le Cappelle (A destra entrando):
1) del Carmine;
2) della Natività;
3) del SS.mo Sacramento, con altare del 1716 e tabernacolo del 1514;
4) di S. Anna, con un altorilievo, raffigurante la Sacra Famiglia,
inciso da Gianbattista Antonini nel 1717 - 1718
Il Coro serviva a 30 canonici e 12 mansionari per il canto dell’Ufficio
Divino. Fu intagliato nel 1650-1653 da Mastro Alessandro De Rosa
che con grande creatività lo popolò di volti e animali
mostruosi. Negli anni 1740-1750 fu inserita la sede a baldacchino
per il vescovo. L’altare maggiore, ora scomposto, disegnato
dal pittore Tommaso Giaquinto e scolpito da Lorenzo Fontana nel
1714, chiudeva il coro. Il Mosaico copriva la navata centrale; mentre
ora solo parte del presbiterio. Ne troviamo tre frammenti davanti
all’altare e un grande frammento in corrispondenza della navata
laterale sinistra, databili all’inizio del sec. XIII. Il frammento
grande riproduce forse l’universo (zodiaco) con i simboli
degli evangelisti ai quattro angoli.
La Cripta della fine del sec. Xl, con tre absidi, è rimasta
immutata. Dieci colonne sostengono volte a crociera e quattro colonnine
la volta dell’abside centrale. Colonne e capitelli sono di
spoglio: romani, bizantini, longobardi, normanni. Gli affreschi,
del sec. XIV, esprimono un gusto umbro-senese.
Le Cappelle (a sinistra entrando):
1) del Purgatorio;
2) dell‘Incoronata, è corredata da marmi e stucchi,
con statua di Maria Regina in marmo del 1402;
3) di S. Alfonso;
4) del Battistero.
Procedendo per via Torricella si arriva alla villa comunale, giardino
pubblico situato nella parte nord della città, sul punto
di confluenza dei due torrenti che circondano Sant’Agata:
qui si ha una vista unica delle due profonde forre, della confluenza
dei due torrenti nel fiume Isclero e delle montagne che circondano
la città.
Si consiglia anche una breve escursione alla zona dell’acquedotto,
a pochi minuti dal centro, da dove si può ammirare un suggestivo
panorama di tutto il borgo.
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